Brevi cenni sulla Filosofia dialogica di Martin Buber



Il dialogo ha rappresentato per buona parte del pensiero antico il modo proprio del discorso filosofico. Socrate, intendendo il dialogo come discussione strutturata su domande e risposte tra persone accomunate dal medesimo interesse per la ricerca filosofica, lo celebra come modello di critica dell'opinione (doxa) e per Platone rappresenta la via dialettica che porta all'intuizione della verità. Nel Fedro egli esprime la sua diffidenza verso i discorsi scritti in quanto incapaci di rispondere a chi interroga, stabilendo la superiorità del dialogo ed elogiando soprattutto quel dialogo silenzioso, come si legge nel Protagora e nel Teeteto, che è il dialogo interiore, quello tra sé e se stesso, il ragionamento basato sull'esigenza logica della coerenza, della non contraddizione. Anche Aristotele negli Analitici Secondi ci parla del principio della coerenza del discorso interiore.

Nella filosofia moderna il dialogo assume un ruolo rilevante soprattutto nella “filosofia del dialogo”, dove esso non è inteso solo come metodo euristico, ma piuttosto come la condizione dell'autoconsapevolezza delle persone che attraverso il dialogo conoscono se stesse e il mondo. Spunti a tal proposito si trovano nella filosofia tedesca tra il XVIII e il XIX secolo in J. G. Hamman, F.H. Jacobi, J.G. Fiche, W. Von Humboldt e più tardi in L. Feuerbach.

La filosofia del dialogo è una corrente di pensiero che si è affermata dopo la fine della I guerra mondiale ed è legata ai nomi di F. Ebner, F. Rosenzweig, M. Buber e G. Marcel. Due sono le linee di pensiero che possiamo distinguere all'interno di questa corrente filosofica: secondo la prima, è solo nella relazione dialogica che l'individuo diventa propriamente un sé, vale a dire una persona; nella seconda posizione decisamente più radicale, invece, l'io emerge solo nel rapporto dialogico e al di fuori del dialogo non si dà alcun io, alcun individuo. Questa seconda visione nega la priorità ontologica della coscienza e presuppone il fatto che solo a partire dal rapporto con un Tu l'individuo possa porsi come un Io.

Vorrei soffermare, in particolare, la mia attenzione sull'importanza che il filosofo tedesco Martin Buber (1878-1965) attribuisce al tema del dialogo e della relazione. L'uomo non è per Buber una sostanza, ma una fitta rete di rapporti e relazioni. Nella prospettiva di pensiero da lui elaborata, vi sono due atteggiamenti distinti per entrare in contatto con ciò che ci circonda: un rapporto Io-Tu (Ich-Du) e un rapporto Io-Esso (Ich-Es). Entrambe le dicotomie alludono al rapporto che l'Io instaura con l'altro da sé. L'Io-Esso coincide con l'esperienza, intesa come la dimensione dei rapporti umani impersonali e inautentici che strumentalizzano l'alterità e la manipolano considerandola un mero oggetto. Pertanto, mentre L'Io dell'Io-Esso è Individuo, solo l'Io dell'Io-Tu è da considerarsi propriamente Persona, uomo autentico che in tale relazione prende coscienza di sé come soggettività. La persona si costituisce come Io autentico solo in un rapporto dialogico con l'altro, facendosi Io solo nel Tu. L'essenza della realtà umana appare nella filosofia di Buber come relazione e quindi come dialogo. Pertanto se la dicotomia Io-Esso rappresenta la sfera dell'avere, del possedere e dell'usare l'altro, la dicotomia Io-Tu, al contrario, esprime la dimensione del dialogo e dell'essere con l'altro, la dimensione dell'autenticità, nella quale il Tu non è un oggetto davanti all'Io. Qui la persona entra in relazione con le altre persone, esistendo in maniera autentica e prendendo coscienza di se come soggettività.

La via dialogica, pertanto, appare nella prospettiva di Buber come l'unico modo capace di rendere accessibile all'uomo la comprensione di se stesso.

L'ingresso nella dimensione dell'Esso appare tuttavia inevitabile in quanto l'uomo fa esperienza dell'alterità e la utilizza. Questo non è male di per sé, ma diventa male quando il mondo dell'Esso e quindi del rapporto non autentico e non dialogico con l'alterità, prende il sopravvento fagocitando la persona che diventa oggetto. La filosofia dialogica in Buber si pone come continuo esercizio di attenzione critica perché l'Io non venga divorato dalla pervasività dell'Esso che strumentalizza, usa e non costruisce relazioni autentiche perché incapace di dialogo.

Il dialogo appare pertanto come relazione, accoglienza reciproca, incontro autentico, condizione essenziale per la manifestazione dell'intero Essere dove l'Io si scopre Persona in relazione ad altre persone.