Irma Fiorentini

La vera creatività, riflessioni sulla noia e sul fare artistico

I.F. - L'attesa dei propri Demoni
I.F. - L'attesa dei propri Demoni

In quest’epoca frenetica, fatta di velocità, varietà e globalità, in cui tutto è a portata di mano e diventa possibile all’istante; in quest’epoca fatta di TV, computer, cellulari, fatta di scuola, palestra, cinema, discoteca; in quest’epoca di happy hour, vernissage, workshop, happening e meeting… ebbene in quest’epoca, è possibile annoiarsi!

Siamo forse frastornati? Confusi? Indecisi sul da farsi? Pare di no, visto che vorremmo provare tutto ed essere ovunque. Eppure, in questo “tutto” e in questo “ovunque” spesso è presente la noia. Guardiamo un bel film e il giorno dopo l’abbiamo dimenticato, ascoltiamo qualcuno ma siamo altrove, un fatto drammatico scuote il mondo eppure non ci riguarda. Parliamo, chattiamo, messaggiamo senza dire niente. A fine giornata siamo esausti e nervosi, sovraeccitati ma vuoti. Abbiamo fatto molto senza creare niente.

Ma esiste un tipo di azione che non è il “Fare per fare”, bensì un “fare per costruire”, in cui la fatica non è più fatica e l’energia si autoalimenta.

La pratica dell’arte, qualunque essa sia e a qualunque livello, è un’azione di questo tipo, una progressione fatta di creatività, studio, divertimento, sperimentazione e molto altro. Una crescita continua, sudata e guadagnata, in cui ci sono alti e bassi, vittorie e ricadute, ma un presente sempre superiore a ieri, e un domani da conquistare. Conoscete un grande artista diventato tale senza dedicarsi ostinatamente alla propria passione? Io no. Quale che sia l’arte (musica, recitazione, danza, scrittura, pittura, ecc.) e da qualunque punto si cominci, non si può che migliorare e questa continua costruzione è continua fonte di gioia.

E se dedicarsi alla pratica di un arte spesso esclude altri interessi, ricordiamoci che non vi è mai un reale avanzamento se non percorrendo un sentiero per volta. Inoltre, nessuno ci vieta di cambiare strada, ma cambiare dopo aver approfondito, dopo aver capito, ci lascia qualcosa dentro, un po’ di ricchezza in più.

Vi consiglio di praticare un arte come antidoto alla noia, e vi consiglio di farlo con convinzione. Cucina, poesia, hip hop, scegliete ciò che non avete mai osato fare e provateci con coraggio, perseveranza e passione, solo da questo nasce la vera creatività.

Noia d’artista, cosa nascondono i blocchi creativi

In qualità di insegnante, mi sono spesso imbattuta in amanti dell’arte e della pittura in cerca di un vero e proprio personal trainer. Persone relativamente giovani, donne in particolare, che desideravano un incoraggiamento più di un insegnamento, stimoli più che nozioni tecniche. Allievi sempre talentuosi oltre la media che vivevano il dramma di non riuscire a mettere a frutto le proprie qualità.

Il motivo per cui gli individui più dotati siano spesso i più inquieti è stato spiegato dalla psicologia e dalla psichiatria in mille modi diversi, ma in larga misura resta un mistero. Io, partendo da un esperienza strettamente didattica, mi sono data una spiegazione forse riduttiva ma ovvia, rilevando che la maggiore sensibilità artistica è spesso accompagnata da una tendenza al giudizio, principalmente di se stessi.

Sta di fatto, che oltre ad insegnare la teoria dei colori e la tecnica pittorica, mi si chiedeva consiglio su come affrontare quotidianamente i blocchi creativi e la paralisi del fare. Mi venivano descritti stati d’animo simili alla noia e alla melanconia, una sorta di vacuità, di paralisi, di sofferenza silenziosa che costringeva all’immobilità e alla frustrazione.

E così, svariati anni fa, per questo e molti altri motivi, è cominciato il mio interesse verso l’arte terapia, una curiosità che voleva trovare risposte alle numerose domande e nuovi strumenti per essere d’aiuto.

Ma rispetto al tema della noia, curiosamente, ho dovuto affrontare un paradosso. L’arte terapia, intesa come interpretazione e/o forma di sollievo ai disagi individuali, termina il proprio intervento ancor prima di cominciare, perché chi è in balia della noia può restare ore a chiedersi che fare, inerme pur avendo svariati interessi e pur desiderando praticarli.

“Vorrei dipingere ma non comincio mai, penso che in fondo non concluderei un granché. Forse non ne vale la pena”. E ancora: “Ho molte idee, ma restano nella mia testa. Mi annoio tutto il giorno e la sera la noia è diventata angoscia, mi detesto!”.

E così via, l’anelito alla creazione intrappolato in un dedalo di pensieri negativi.

Il fatto è, che l’arte prima di tutto è una disciplina, prima di essere una questione creativa, espressiva o terapeutica è, e sarà sempre, un insieme di sapienza teorica e tecnica. L’arte è metodo, pratica, costanza. L’arte è volontà.

E la volizione non contempla il giudizio, non se ne occupa. E’ sufficiente stabilire un obiettivo e cominciare ad agire. Qualunque sia la portata del risultato, è possibile raggiungerlo solo facendo un’azione dopo l’altra, a volte sbagliando, ma che importa? L’errore è utile all’apprendimento, il giudicarsi non lo è.

La noia va semplicemente ignorata, non ascoltata. Alla noia è preferibile una qualunque azione meccanica, che non ci costringa a pensare. E’ necessario tornare bambini, quando superata la fase degli scarabocchi e dei disegni infantili, sorge il desiderio di imparare, e allora riempire meccanicamente di colore un disegno già fatto diventa un modo per crescere, per agire, per sentirsi bravi.

Il percorso artistico è costituito da infiniti, piccoli, semplici passi, affrontandone uno per volta non è possibile sentirsi incapaci, e non è possibile annoiarsi.

 

Irma Fiorentini, titolare dello Studio d'Arte La goccia. Decoratrice, restauratrice e insegnante di pittura murale. Pittrice e docente di Pittura Filosofica presso la scuola Parresia di Bologna per consulenti filosofici. Vive e insegna a Monzuno, nella sua casa-studio sulle colline tosco-emiliane.

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